Semi di Tamarillo (Cyphomandra betacea)

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Semi di Tamarillo (Cyphomandra betacea)

Prezzo per Pacchetto di 5 o 10 semi.  

Il Tamarillo, appartenente alla Famiglia delle Solanaceae, la stessa del pomodoro comune,  proviene dal Sud America dove cresce in maniera spontanea in Colombia tra i 1000 e i 3000 metri di altitudine. Molto diffuso anche in Perù, Brasile, Argentina e Cile. I Francesi lo hanno introdotto in Europa ai primi dell'Ottocento, ed oggi è coltivato anche in Nuova Zelanda, Sud-Est Asiatico e Africa. Recentemente anche in Italia sono comparse alcune colture specializzate. La pianta presenta una forma arbustiva ed ha una crescita rapida; risulta tuttavia molto fragile. A maturità può arrivare anche a cinque metri di altezza. Le foglie sono a forma di cuore, molto carnose, lievemente pubescenti, grandi e dotate di un lungo picciolo. Al tatto emanano un odore davvero particolare (provare per credere!). Le infiorescenze si presentano di colore rosa o lavanda e sono raggruppate in racemi terminali; la fioritura è a scalare (nel clima mediterraneo avviene da settembre a febbraio). I fiori non impollinati tendono a cadere spontaneamente.
   
Il frutto del Tamarillo. Il frutto è costituito da una sorta di bacca, molto simile al pomodoro, dal colore che varia dal giallo al rosso al viola; la forma è ovoidale con apice appuntito e contiene molti piccoli semi (circa 120/150 per frutto). Il peso del frutto può variare dai 30 ai 50 gr. La polpa ha un sapore simile al pomodoro, con una nota di asprigno caratteristica. Di sicuro l'aggiunta di zucchero ne esalta il sapore migliorandone notevolmente il gusto. La raccolta ha inizio in ottobre e termina a maggio.
Coltivazione del Tamarillo. E' una pianta abbastanza rustica che ben si adatta ad una varietà di condizioni. Il terreno deve essere soffice, fresco, profondo, soprattutto ben drenato, leggermente acido. La composizione ideale del terreno dovrebbe essere la seguente: 50% torba, 37/38% pomice, 12/13% sostanza organica.. Per quanto riguarda la temperatura questa non deve mai scendere sotto i 2-3 °C e non deve superare di contro i 35°C, situazione che potrebbe danneggiarla gravemente. Predilige l'esposizione in pieno sole se il clima della zona è abbastanza fresco, mentre cresce meglio se posto in condizione di semiombra laddove il clima risulta essere più torrido nel periodo estivo. Il ciclo vitale produttivo della pianta di Tamarillo dura in media 7/8 anni. Stagionalmente si procede con una potatura atta a diradare l'eccessiva vegetazione ed a favorire una migliore produzione di frutti, visto che quest'ultimi crescono principalmente sui nuovi getti. Durante il periodo estivo il bisogno idrico della pianta aumenta notevolmente e bisogna riporre attenzione per evitare sofferenze da carenza di acqua che, se ripetute, potrebbero compromettere un florido sviluppo. Il pericolo della mancanza d'acqua è maggiore nel caso di piante coltivate in vaso, soprattutto se di plastica. Per esperienza converrebbe sempre mettere a dimora il Tamarillo, se possibile, in piena terra, altrimenti utilizzare esclusivamente vasi in terracotta, sovradimensionati e con un buon sottovaso che funga da invaso idrico di riserva. Il Tamarillo coltivato in vaso è inoltre più sensibile allo sviluppo delle malattie dell'apparato radicale. Nel periodo primaverile, al risveglio vegetativo, la pianta necessita di apporto in azoto, fosforo e potassio. Si può utilizzare pertanto un fertilizzante completo che abbia questi tre elementi, favorendo così lo sviluppo di nuova vegetazione e di fiori. Nel periodo estivo si procede con un concime universale una volta ogni 20/30 giorni. Durante l'autunno per gli esemplari coltivati in piena terra è consigliabile procedere ad una pacciamatura con paglia e foglie secche, creando una sorta di protezione dai rigori invernali. Nelle zone dove le gelate possono rappresentare un problema necessita anche di una protezione con del tessuto-non-tessuto. Ricordarsi inoltre di porre affianco al tronco una bottiglia in plastica piena d'acqua. E' un vecchio sistema abbondantemente testato per scongiurare che in caso di gelata questa colpisca la pianta. Se arriva il gelo questo si concentrerà sull'acqua della bottiglia e non sul nostro Tamarillo. Certo se il periodo di gelo dovesse essere prolungato ed intenso allora bisogna solo pregare. Il Tamarillo teme inoltre il vento eccessivo che, data la sua fragilità, potrebbe danneggiarlo gravemente.
 
Semina del Tamarillo. Il Tamarillo è quasi un piacere propagarlo per seme. La semina avviene come per il pomodoro ad inizio primavera in serra fredda in semenzaio o in appartamento. I semi non vanno interrati troppo, il terriccio deve essere tenuto umido ad una temperatura costante dai 18° ai 25° C. Le giovani piantine vanno protette dalle correnti d'aria e dalla luce diretta. Quando sono alte 3 o 4 centimetri si possono già concimare con un concime liquido organico naturale, diluendolo più del dovuto. Quando il freddo cede il passo al tepore primaverile e le gelate tardive sono scongiurate le piantine possono essere messe a dimora. Il Tamarillo può essere riprodotto anche da talea. Il metodo di propagazione influisce sul tipo di pianta che si vorrà ottenere: le piante ottenute da seme risulteranno a maturità avvenuta erette e ben sviluppate, mentre quelle ottenute da talea rimarranno piccole ed a portamento arbustivo.
 
Proprietà ed utilizzi del Tamarillo. Il frutto del Tamarillo ha un basso contenuto calorico ed è ricco in vitamine e fibre. Contiene la Vitamina B6, la Vitamina C, la Vitamina E, la Vitamina A1, la Vitamina B1, la Vitamina PP ed il Betacarotene. Ha pertanto ottime capacità antiossidanti e stimola le difese immunitarie. Ha proprietà lassative e agisce contro lo stress, data la presenza di potassio e magnesio. Può essere consumato fresco come la frutta ed anche come dessert, con l'aggiunta di zucchero. Si può anche cuocere ed utilizzare come base per numerose ricette. Il Tamarillo si può conservare a temperatura ambiente.
 
Avversità del Tamrillo. Durante il periodo primaverile, quando si verificano ripetutamente sbalzi termici tra il giorno e la notte, soprattutto con piogge frequenti, l'insidia maggiore è rappresentata dalle malattie fungine. Un po' di ramato dovrebbe prevenirle, altrimenti in commercio esistono tanti tipi di un fungicidi sistemici, anche se personalmente sono contrario ai prodotti chimici. Un'ottima esposizione (a sud), un buon drenaggio del terreno e soprattutto un'adeguata circolazione dell'aria intorno alla pianta dovrebbero abbondantemente scongiurare lo sviluppo di malattie fungine. Le altre insidie all'inizio della primavera sono rappresentate dagli afidi e dalle cocciniglie. Un trattamento insetticida ad ampio spettro risolverebbe il problema, ma anche qui si può ovviare con ripetute nebulizzazioni di acqua e peperoncino fresco macerato, di sicuro meno chimico ed abbastanza efficace se somministrato di continuo. Qualsiasi trattamento andrebbe comunque sempre effettuato quando nel giardino non sono presenti fioriture. Dulcis in fundo i malefici bruchetti verdi. Se i vostri Tamarilli sono amorevolmente riparati in serra nel periodo autunnale ed invernale, avranno ahimé a che fare con i bruchi verdi E qui c'è poco da fare. All'esterno della serra i merli farebbero piazza pulita, ma all'interno i bruchi la fanno da padroni. Unico rimedio mettersi di santa pazienza ad individuarli ed a rimuoverli. Decidete poi voi la fine che devono fare, a seconda della vostra inclinazione animalista (io personalmente quando vedo le foglie delle mie amatissime tropicali distrutte dai bruchi sviluppo una certa attitudine bruco-spappolatrice!). Il peperoncino non li elimina ma li fa alquanto incazzare.

WIKIPEDIA:

Solanum betaceum (anche conosciuto per il nome inventato in inglese: tamarillo) è un arbusto di 3 - 4 m di altezza, con corteccia grigiastra e fogliame perenne, le prime descrizioni storiche lasciano pensare che sia autoctono del Perù, di alcuni luoghi del nord del Cile e dell'Argentina in zone di antiche foreste umide ai piedi della cordigliera delle Ande al giorno d'oggi scomparse. Si coltiva soprattutto in America meridionale (Perù, Colombia, Ecuador, Bolivia e Argentina), ma anche in Europa meridionale e Nuova zelanda.[1]

Un giovane esemplare
Frutti
Vista della pianta in vaso
Fiori

Il suo luogo di origine preciso ancora non è chiaro, perché si sono identificate piccole popolazioni originali in aree ristrette di Cile, Argentina e Bolivia. Per garantire la conservazione, lo studio e il miglioramento genetico è imprescindibile disporre di campioni selvatici.

Descrizione

Ha foglie alternate, intere, alle estremità dei rami, con picciolo robusto di 4 - 8 centimetri di lunghezza. La lamina fogliare presenta una lunghezza di 15 - 30 centimetri di lunghezza, con forma ovalata, acuminata, di colore verde scuro, un po' ruvida al tatto. Le foglie giovani presentano una fina pubescenza su entrambe le facce. La nervatura è marcata e in rilievo. I fiori sono piccoli, di 1,3 - 1,5 centimetri di diametro, di colore bianco-rosaceo, disposti in piccoli grappoli terminali. Hanno 5 petali e 5 stami gialli. Fiorisce dopo 8 - 10 mesi dalla semina in maggio-giugno, il frutto è una bacca ovoidale di 4 - 8 centimetri di lunghezza per 3 - 5 centimetri di larghezza, con un lungo pedunculo nel quale persiste il calice del fiore. La buccia è liscia, di colore rosso o arancione a maturità, con striature di colore più chiaro. La polpa è sugosa, con uno spunto acido, di colore arancione-rosso, con numerosi semi. I frutti sono commestibili e si possono consumare crudi in insalata e succhi o cucinati in conserve. La polpa è ricca di ferro, potassio, magnesio, fosforo e vitamine A, C ed E.

Adattamenti e esigenze climatiche

Cresce in climi propri della foresta umida di montagna dell'America meridionale, con temperature tra i 13 e 24 °C, in ambienti dove la precipitazione varia tra i 600 e 1500 millimetri annuali. È molto sensibile alle basse temperature, soffre per i venti intensi e siccità. Richiede suoli franchi arenosi, con buono drenaggio, ricchi in materia organica e trae beneficio dalla concimazione.

Usi

Si sa che il frutto possiede un alto contenuto di acido ascorbico. Si può utilizzare sia cucinato sia crudo e si usa per preparare succhi di frutta.

Moltiplicazione e coltivazione

Si moltiplica per seme, che germinano con molta facilità. Presenta una crescita molto rapida, dando frutti entro un anno dalla semina e continuativamente durante 48 mesi.

I principali produttori sono Portogallo, Colombia, Brasile, Nuova Zelanda, Kenya, Sudafrica, California, India e Sri Lanka.

Tassonomia

Il Solanum betaceum è stato descritto da Antonio José di Cavanilles e pubblicato negli Annali di Storia Naturale 1: 44–45. 1799.[3]

Etimologia

Solanum: Nome genérico che deriva del vocablo latino equivalente al greco στρνχνος (strychnos) per designare il Solanum nigrum (la "Erba mora") — e probabilmente altre specie del genere, inclusa la melanzana —, già impiegato da Plinio il Vecchio nella sua Storia naturalis (21, 177 e 27, 132) e, prima ancora, da Aulus Cornelius Celsus in Di Re Medica (II, 33).[4][5] Potrebbe essere relazionato con il Latino sole, per il fatto che queste piante prosperano in luoghi soleggiati.[6]

betaceum: vocabolo latino che significa "simile alla barbabietola".